Il mare dopo la tempesta
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Il mare dopo la tempesta
Il mare dopo la tempesta. Burrascoso, minaccioso tiene traccia del furore della sera e della notte passata. Io sono qui, sulla mia seggiola senza ombrellone e col cappello in testa che lotta col vento per rimanere al suo posto. Da lontano sembra piatto ma dalla riva urla tempestoso. I suoi colori cambiano, blu in fondo all’orizzonte poi azzurro e poi verde acqua che finisce il suo percorso frangendosi paurosamente sulla riva. La sua spuma non è candida, ma torbida, piena di sabbia e ghiaia. Il cielo ha un colore variabile dal grigio profondo al bianco di qualche nuvola sporadica e passeggera, che cede il posto a un debole raggio di sole. La riva tra sabbia ghiaia e vere e proprie pietre è ferma, umana. Contrasta con la istancabile e impietosa azione dell’acqua. No, non è più musica, è rumore, affascinante, ma disturbante, in contrasto coi miei pensieri, quasi non pensieri, stoppati o messi in discussione dalla mia insaziabile ricerca di senso e unità. La bellezza e l’armonia dei giorni passati accarezzavano il mio cuore e i miei sensi, all’unisono. Mi davano gioia e certezza. Marciando nell’acqua a poca distanza dalla riva, guardando a sinistra mi vedevo sola, nell’acqua, in una sterminata immensità placida e calda, sotto un cielo amico e un sole fratello. Ero felice, assaporavo la salsedine mentre l’acqua mi circondava complice e mi sentivo parte integrante e importante dell’universo. Attimi profondi e veri che mi parlavano della bontà del disegno divino che mette ordine nel caos cosmico per cancellare ogni bruttura. La mia marcia nell’acqua assumeva alti toni spirituali. Al ritorno alla base istintivamente condividevo la gioia con gli altri. Un equilibrio finalmente raggiunto che rimane anche oggi di fronte a uno scenario completamente cambiato. Mi sembra di capire il linguaggio del mare. Oggi sono ugualmente calma e mi piace il vento che scompiglia i miei ricci ribelli sferzandoli contro il mio viso e il vetro dei miei occhiali. Sembra mi voglia dire che, spogliata dall’ego, la mia vera identità, purificata dai vari condizionamenti, finalmente ha trovato le risposte che cercava e accetta la vita così come viene, così com’è , con le sue gioie e i suoi dolori, le sue illusioni e il suo disincanto. Un gabbiano candido vola basso, quasi mi sfiora il capo come a dire: è proprio così, finalmente l’hai capito. Siamo tutti connessi con l’Uno in un unico respiro del mondo. Il nostro vero Sé, partecipe della divinità, sa già tutto, sa che tutto procede da dentro, ma anche che dobbiamo imparare a conoscerlo, distinguendolo dalle costruzioni mentali, che, senza saperlo e volerlo, l’hanno irretito, ingannandolo. Un’ardua, lenta e faticosa conquista, in verità molto semplice vista dall’alto del traguardo raggiunto.
idaM- Messages : 109
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Re: Il mare dopo la tempesta
È un testo molto bello, ben scritto Ida. Cerchi l'armonia e per ottenerlo cerchi la connessione con il tuo proprio io. Ma perché niente dura ? comunque dobbiamo andare avanti alla ricerca dell'unità perchè è lì, questa unità, nelle profondità di ogni elemento dell'universo(Sono felice che tu l'abbia trovato nel tuo paese d'origine: la Calabria) : E il unus mundus da cui tutto emerge e a cui tutto ritorna.
Dernière édition par MurielB le Dim 15 Sep - 11:20, édité 3 fois
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MurielB- Admin
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Re: Il mare dopo la tempesta
Carl Gustav Jung ha definito un'esperienza mistica come “esperienza numinosa”. A suo avviso, si tratta di un'esperienza intensa e personale del sacro, che può portare una profonda trasformazione della psiche. Jung riteneva che queste esperienze avessero spesso una dimensione religiosa e che svolgessero un ruolo cruciale nel processo di individuazione, cioè nello sviluppo dell'individualità e della coscienza personale.
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