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LE GILESTRE

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Message  SasàM Lun 7 Oct - 17:11

LE GINESTRE
Fine anni 50 primavera inoltrata.
I rubinetti in casa ancora non c’erano; l’acqua si andava a prendere alla fontana e quando le giornate cominciavano ad essere calde, le nostre mamme si accordavano per andare a lavare al ruscello appena fuori dal paese, all'inizio della foresta Callistro. Curve su delle grandi pietre piatte, lavavano le lenzuola con pesanti pezzi di sapone scuro. Sapone squadrato fatto da loro, con cenere e olio d’oliva irrancidito che non poteva più essere utilizzato in cucina. Le immergevano e le risciacquavano dove il ruscello creava un piccolo laghetto, e noi insieme alle lenzuola facevamo scorrere i nostri “Bastimenti” fatti con tronchetti di legno per vedere quale per primo arrivava all’altra sponda, quale per primo arrivava "all'America”.
Molti in paese parlavano dell’America, un posto miracoloso dove tutti quelli che andavano diventavano ricchi. Alcuni erano già partiti portando con loro tutto quello che avevano dentro grandi bauli, i cosiddetti “bauli americani”. Non serviva lo spago per chiuderli “perché erano provvisti di due robuste chiusure e da due grandi maniglioni laterali. Dovevano affrontare per molti giorni l’oceano Atlantico con le sue onde altissime.
Mentre lavavano una voce intonò un canto e tutte si unirono in coro. Erano canti religiosi pieni di garbo di dolcezza ai quali seguivano allegri canti popolari e dialettali. Quei canti rendevano le lenzuola ed il sapone meno pesante e l’acqua meno fredda.
Quando le lenzuola erano lavate si provvedeva, attorcigliandole in coppia, a strizzarle.
Anche noi volevamo renderci utili ma il più delle volte non riuscivamo a tenerle in mano. Erano lenzuola di cotone e di lino forte, pesanti e ruvide com'era la vita di allora. Le mamme ricambiavano la nostra buona volontà con un sorriso invitandoci ad andare a giocare. Strizzate per bene venivano allargate sopra le piante delle ginestre. Una distesa di vele bianche prendeva piano piano il posto dei fiori gialli. Velieri pronti a salpare mossi dalla leggera brezza che li spingeva a prendere il largo. Il sole indicava, portandosi al suo punto più alto che era l’ora di pranzo. C'erano sempre cose buone nei cestini, ma quella era una giornata particolare e, nelle fette di pane oltre alle frittate ed ai salumi c’era qualcosa di veramente buono e speciale che non era cosa da tutti i giorni, dentro il pane c’era anche la mortadella con il suo profumo irresistibile. Nell'attesa che le lenzuola asciugassero, favorite da un sole compiacente, le nostre mamme, sedute in cerchio con in mano il telaietto di legno, programmavano i loro prossimi lavori ricamando federe, centro tavola o rammendando. Chi aveva bisogno del forno per il pane, chi del lievito madre, chi di un filo da cucire di un certo colore per un rammendo, un aiuto in casa o nei campi.
La parola " mi dispiace…non posso" non era contemplata nei loro discorsi perchè semplicemente non esisteva. Non erano favori che si scambiavano ma la normale quotidianità di un paese dove il bisogno unisce sempre tutti. Erano anche momenti di allegria, si rideva e le loro risate arrivavano sino a noi intenti a costruire pagliai con canne e felci. Ridendo, parlavano dei complimenti e di tutto l’amore che avrebbero ricevuto dai loro mariti tra le lenzuola al profumo delle ginestre.
Anche le giovani mogli o chi stava per maritarsi ridevano seppur invase da un leggero rossore.
Quello che muove la terra, il cielo e le stelle, era nei loro occhi.
Leggermente più in basso, c'era, circondata da un folto canneto, una grande pozza di acqua mista a fango dall'odore pungente di zolfo. A noi bimbi era proibito avvicinarci perché, il fango, se non stavi attento, ti poteva inghiottire.
Erano le " Favate”, una sorgente di fango ed acqua sulfurea conosciuta sin dai tempi dell’antica Locride per le sue proprietà curativa tuttora esistente, ma questo posto merita un racconto a se.
Il sole, dopo aver compiuto il suo buon lavoro quotidiano cominciava a salutarci. Le lenzuola erano asciutte, pronte per essere raccolte e piegate nei cestoni.
Ci si avviava verso casa contenti delle finte barche, dei canti uditi, dei pagliai fatti con canne e felci. Stanchi, ma felici di un amore vero, palpabile che sentivi intorno a te. Il profumo delle lenzuola invadeva la casa trasformandola in un campo di ginestre e la sera, a letto, rivedevi la giornata appena trascorsa e con il colore giallo davanti agli occhi ti addormentavi.

SasàM

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Message  MurielB Lun 7 Oct - 23:53

Grazie mille per questo bellissimo testo. La vita in campagna a quei tempi era dura, ma il contatto con la natura rendeva le persone felici.

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Message  idaM Dim 13 Oct - 22:11

È sempre bello leggerti, Sasà. Le tue parole, i tuoi racconti parlano al cuore di chi ha vissuto in quel tempo e in quel luogo come me. Ti fanno fare un tuffo nel passato e riaffiorano ricordi, sensazioni ed emozioni sopiti dal tempo. E il tempo sembra fermarsi e tu puoi assaporarli, gustarli lasciandoti travolgere da una gioia calda e nostalgica.
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