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una conversazione tra un giornalistico e uno psichiatrico psicanalitico Boris Cyrulnik a proposito della violenza

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una conversazione tra un giornalistico e uno psichiatrico psicanalitico Boris Cyrulnik a proposito della violenza Empty una conversazione tra un giornalistico e uno psichiatrico psicanalitico Boris Cyrulnik a proposito della violenza

Message  PatrickB Dim 10 Déc - 15:04

Questa settimana ho passato molto tempo ascoltando una conversazione tra un giornalistico e uno psichiatra e psicanalista Boris Cyrulnik a proposito della violenza, della sua nascita e come fare per diminuirla.
Tra le parole del Professore ho colto alcune idee da questo dialogo :
Primo: Durante la gestazione la donna incinta deve essere protetta delle ferriti fisiche e psicologiche per che il bambino non diventa violento dopo
Secondo: Dopo, durante l’infanzia deve crescere in sicurezza emotiva perché l’epigenetico ci impara che l’ambiente modifica le espressioni del codice genetico (ADN)
Terzio: Che il pensiero “pigro” porta agli slogan che fermano il pensiero. Gli slogan non sono un pensiero, loro danno l’illusione di un pensiero ma non è une pensiero. È una recitazione. Un “novlangue” che ci da il comodo in servitù al prezzo della nostra libertà. All’inizio del totalitarismo prima la violenza.  
E fino al fine questa “podcast” mi ha fatto molto bene perché per l’autore Boris Cyrulnik dice che un medico non è uno scientifico ma un uomo (o una donna) che pratica la medicina con delle persone che sono sedute di fronte a lui. Ecco le sue parole “Se volete essere un operatore, questo è un altro metodo per raccogliere dati. Se volete essere un operatore, la persona che siede accanto a voi non è un oggetto di scienza, è una persona che siede con il suo cervello, il suo corpo, la sua religione, la sua famiglia disfunzionale, il suo quartiere tranquillo o difficile, la sua cultura in pace o in guerra. Non si può isolare un frammento, non si possono introdurre variabili, non si possono fare esperimenti. Si può applicare ciò che si è capito o scoperto altrove leggendo filosofi o scienziati; quindi, si può convalidare una teoria scientifica o invalidarla”. (Questo dialogo di fine è stato tradotto con deepL, scusami)
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Message  idaM Lun 11 Déc - 14:54

Patrick, credo che ciò che scrivi sia interessante, ma, purtroppo, non è comprensibile. Se vuoi inviarmi il testo in francese, proverò a integrare correttamente la traduzione.
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Message  PatrickB Mar 12 Déc - 13:04

Questa settimana ho passato molto tempo ad ascoltare un'intervista (una conversazione) tra un giornalista e lo psichiatra e psicoanalista Boris Cyrulnik, sulla violenza, su come nasce e su cosa si può fare per ridurla. Ha anche fatto luce sul "pensiero pigro", sugli slogan e sui loro effetti sulla nascita del totalitarismo, sulla violenza e sulla mancanza di rimorso degli autori del male.
Tra le parole del professore ho colto alcuni spunti di questo dialogo
Primo: durante la gravidanza, le donne incinte devono essere protette (o preservate) da lesioni (o traumi) fisici o psicologici. Infatti, essi causano danni cerebrali che predispongono alla violenza.
Secondo: durante l'infanzia, il bambino (soprattutto in stato preverbale (di non potere parlare) deve essere cresciuto nella sicurezza emotiva. L'epigenetica ci dice che l'ambiente modifica l'espressione del codice genetico (DNA) verso un'impulsività aggressiva meno contenuta.
L'insieme di queste circostanze fa sì che il bambino sia più violento, il che porta a un maggiore isolamento e, per retroazione, a una minore empatia. Tanto più che può evolversi in una società "primitiva" dove la violenza è apprezzata proprio perché la società è costruita sulla conquista e sulla ricerca del potere...
Terzo: questo dialogo mette in evidenza il legame tra pensiero, parole, totalitarismo e violenza, nonché la mancanza di rimorso da parte di chi è coinvolto in un genocidio.
La mancanza di energia per discutere ci porta a "pensare pigramente". Ci accontentiamo di slogan che non sono discutibili perché sono "recitazioni". Questa "Novlangue", che ci dà conforto (risparmiandoci l'incertezza e il dubbio della discussione) al prezzo della servitù e della rinuncia alla nostra libertà, porta al totalitarismo e poi alla violenza contro i "diversi" che devono essere cancellati, e quindi al genocidio. La mancanza di rimorso da parte dei responsabili di questa violenza affonda le sue radici nel ragionamento "delirante" (un paradigma delirante distruttivo, perché non soggetto alla critica razionale differenziale della realtà) dell'ordine supremo e della sua attuazione da parte di "esseri non pensanti ma obbedienti", quindi irresponsabili. Tanto più che il "diverso" è oggettivato e disumanizzato. Non sono esseri umani ma "parassiti", "bersagli", "predatori".
Infine, ma non per questo meno importante, questo podcast mi ha fatto molto bene, perché ha esaminato la medicina e il medico, l'operatore sul campo, che lui chiama l'operaio specializzato, in contrapposizione alla medicina scientifica teorica. Ma lascerò che sia lui a dire la sua: "Se vuoi essere un professionista, hai bisogno di un metodo diverso per raccogliere i dati. La persona seduta accanto a te non è un oggetto di scienza, è una persona con il suo cervello, il suo corpo, la sua religione, la sua famiglia disfunzionale, il suo quartiere tranquillo o difficile, la sua cultura in pace o in guerra. Non si può isolare un frammento, non si possono introdurre variabili, non si possono fare esperimenti. Si può solo applicare ciò che si è capito o scoperto altrove, leggendo filosofi o scienziati. In questo modo, possiamo convalidare o invalidare una teoria scientifica.

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